La frontiera dentro

Doveva essere questo il titolo del mio primo – e attualmente unico – libro: la frontiera dentro. All’editore non è piaciuto e con un po’ di rammarico ho accettato un titolo diverso. Nel libro racconto un viaggio fatto diversi anni fa con i soli mezzi pubblici. Un viaggio iniziato sulla scia di un mio bisogno interiore, che però si è svelato chilometro dopo chilometro. All’inizio volevo solo raggiungere dei luoghi remoti e farlo nel modo più basilare (anche se più complesso). Volevo raccontare le difficoltà che si incontrano durante il percorso, cosa significa vivere sul filo di una frontiera nascosta, ma giorno dopo giorno mi sono reso conto che quello che stavo facendo era soprattutto un viaggio interiore. Avevo fatto un biglietto con destinazione me stesso. Questa cosa l’ho capita qualche anno dopo, quando mi sono deciso di pubblicarlo con Ediciclo. Rileggendo gli appunti in una fresca notte autunnale, mi resi conto che quell’esperienza poteva avere un senso, non solo per me. È per questo che ho condiviso questa piccola avventura. Il libro è ancora in circolazione e lo potete leggere qui:

Poi è arrivata La fine del mondo. Durante i mesi del lockdown, mentre tutti ce ne stavamo chiusi in casa con le tv sintonizzate sullo stillicidio di morti, terapie intensive piene e nuovi casi, ripresi dall’armadio il mio registratore professionale. Ormai non lo usavo più per le interviste. Così rispolverai una vecchia passione: la radio. Ci ho lavorato per circa tre anni. Facevo servizi giornalistici per un radiogiornale. Poi ho preso un’altra strada. E allora ho pensato: proviamo a registrare qualcosa. L’unico problema era come conciliare i domiciliari imposti dalle istituzioni con qualcosa di interessante da raccontare. Così sono partito dall’ultima passeggiata fatta nell’entroterra Abruzzese qualche giorno prima dell’annuncio del governo Conte del grande lockdown. Siamo stati a Pizzoferrato. Un paesino bellissimo. Qual giorno c’era vento. Faceva un freddo. Ma questo non ci ha impedito di farne un po’ parte. Anzi. Sono partito dall’incrocio di storie che ogni luogo di questa terra rappresenta per andare da Pizzoferrato fino in America, proprio nei giorni in cui il mondo si stava fermando. E l’ho fatto con un podcast, molto casereccio – e si sente -. La fine del mondo, così, era l’immagine di quel che stavamo vivendo in quei giorni; era anche quella frontiera interna che ancora una volta mi stava richiamando. Era infine il limite ultimo che la nostra fantasia può raggiungere, se solo gliene date l’opportunità. I testi delle puntate del podcast sono tutti qui, mentre i file audio, belli veccchiotti, sono ancora qui:

Cos’è quindi “La frontiera dentro”? È un esercizio di ginnastica posturale. Non solo per la schiena. Per qualche diamine di motivo – valido, per carità – sto passando troppo tempo nella classica posizione sbagliata da ufficio. E tutto questo temo non faccia bene. Ma io so che c’è una soluzione, una risposta, un’opportunità per rimettersi con la schiena dritta. Ed è lì, fuori da quella porta. Dentro di me. Facciamo quattro passi?

Per viaggiare basta un paio di scarpe nuove. Lo dice una vecchia canzone e io ci credo. Sono un giornalista e conto il km dei miei viaggi. "L'Italia che resta" (Ediciclo Editore, 2021) è il mio primo libro.

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Ho sempre creduto che per una buona storia fosse necessario andare lontano. Poi ho iniziato a guardare le cose da vicino. 
Io sono Gianni Augello e questa è la mia frontiera. Dentro.

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Per viaggiare basta un paio di scarpe nuove. Lo dice una vecchia canzone e io ci credo. Sono un giornalista e conto il km dei miei viaggi. "L'Italia che resta" (Ediciclo Editore, 2021) è il mio primo libro. www.gianniaugello.it